Sciopero sceneggiatori e attori USA, a che punto è e quali echi in Europa?

Dopo 144 giorni di sciopero, produttori e sceneggiatori discutono un accordo che potrebbe avere ripercussioni anche in Europa

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Sciopero WGA e SAG - AFTRA

WGA (il sindacato degli sceneggiatori americani) e l’AMPTP (l’alleanza dei principali produttori audiovisivi statunitensi), dopo 143 giorni di sciopero, il ​​20 settembre hanno ripreso i negoziati. Mentre le proteste sono in corso da quasi 5 mesi, in questi giorni sceneggiatori e produttori si stanno incontrando per trovare un punto di incontro sulle questioni più urgenti sollevate dai lavoratori ed è probabile che le decisioni che verranno prese possano influenzare in futuro gli accordi di produzione anche in Europa, compresa l’Italia.

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Gli sceneggiatori di WGA, che rappresenta più di 11mila autori,  hanno incrociato le braccia lo scorso 2 maggio e il 14 luglio si sono uniti a loro nello sciopero anche i 160mila attori statunitensi della SAG-AFTRA, cosa che ha causato non pochi disagi anche alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia, dove l’assenza di molte star si è fatta sentire in modo particolare.

Questioni irrisolte

Alla base delle proteste ci sono due punti particolarmente problematici: i cosiddetti residuals, ovvero i ricavi derivanti dalle visualizzazioni in streaming dei prodotti audiovisivi, e la questione dell’utilizzo della IA, l’intelligenza artificiale, strumento dal quale sceneggiatori e attori si sentono particolarmente minacciati.

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Hollywood attende trepidante una risoluzione dello sciopero che ponga fine allo stallo delle produzioni più lungo mai visto dal 1988, quando WGA si fermò per 153 giorni. Secondo alcune voci un accordo tra studi e sceneggiatori sarebbe in fase di definizione. Ma fonti vicine alle parti in causa affermano che le questioni più significative della trattativa rimangono ancora sul tavolo. Intanto le riprese e la promozione di film e serie TV non potranno proseguire fino a quando i sindacati degli attori e degli sceneggiatori non avranno raggiunto un accordo con l’AMPTP.

Posizioni a confronto

Gli amministratori delegati delle società appartenenti all’AMPTP che partecipano alle sessioni di incontro di questi giorni sono, ancora una volta, Bob Iger della Disney, David Zaslav della Warner Bros. Discovery, Donna Langley della NBCUniversal e Ted Sarandos di Netflix. Gli studi hanno fatto mosse in più aree nella speranza di rompere l’impasse, ma non è chiaro se le ultime modifiche proposte dall’AMPTP saranno sufficienti a soddisfare le richieste degli sceneggiatori.

Residuals

In particolare, per quanto riguarda i residuals sembra che l’Alleanza dei produttori cinematografici e televisivi abbia offerto agli sceneggiatori ricavi basati sul successo del singolo prodotto nella forma di un bonus rispetto a determinate soglie di pubblico raggiunto. WGA dal canto suo è stata assai più specifica e ha proposto ricavi basati sulle visualizzazioni che farebbero aumentare l’importo fisso ogni 2,5 milioni di visualizzazioni del prodotto in streaming, dove per “visualizzazione” si intende ogni volta che uno spettatore assista almeno alla metà del programma.

Intelligenza artificiale

Le due parti hanno inoltre dedicato parte dell’incontro di mercoledì a discutere riguardo la IA, intelligenza artificiale generativa. L’AMPTP aveva precedentemente affermato che le parti erano vicine a un accordo che consentirebbe agli sceneggiatori di utilizzare l’intelligenza artificiale senza incidere sulla loro retribuzione. Ma il punto critico principale è stata la richiesta della WGA di non consentire ai sistemi di intelligenza artificiale di essere addestrati sugli script degli autori.

Qualora gli studi fossero in grado di risolvere questo problema con gli sceneggiatori, la stessa questione andrà affrontata anche con SAG-AFTRA, il sindacato degli attori, che nutre preoccupazioni ancora più profonde sull’uso dell’intelligenza artificiale per replicare le sembianze degli interpreti e sullo sfruttamento della loro immagine.

In Italia e in Europa

La questione non è indifferente nemmeno in Italia, dove WGI, il sindacato degli sceneggiatori del nostro Paese, si sta interrogando, attraverso un ciclo di incontri partiti dalla Mostra del Cinema di Venezia, in merito all’uso, più o meno opportuno e regolamentato dell’intelligenza artificiale generativa nella costruzione di uno script per l’audiovisivo.

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WGI, in accordo con ANAC e 100autori, ha aderito intanto alla Dichiarazione dei cineasti (Déclaration des cinéastes), stilata in occasione dello scorso Festival di Cannes, con la quale si intende difendere con decisione il diritto d’autore e la libertà creativa contro pratiche industriali che indeboliscono il prodotto artistico favorendo gli interessi commerciali dell’opera.

“Oggi, la diversità e la vitalità dell’industria cinematografica sono sempre più indebolite da alcune pratiche che contravvengono ai principi fondamentali del diritto d’autore e della libertà creativa. Queste pratiche volte ad eludere lo spirito iniziale dell’opera – e quindi implicitamente dell’opera finita – per ragioni commerciali, rappresentano inevitabilmente una forma di censura lesiva di qualsiasi processo creativo. Mettono a repentaglio la libertà di sperimentazione e rendono invisibile l’autore, allineandosi pericolosamente alla nozione di diritto d’autore prevalente nel mercato americano”.

Le conseguenze dello sciopero degli attori e degli sceneggiatori

L’interruzione del lavoro è stata esosa, soprattutto per l’economia della California meridionale e di New York. Secondo le stime lo sciopero è già costato più di 5 miliardi di dollari.

Se inizialmente gli studi cinematografici e i servizi di streaming potrebbero aver tratto vantaggio dal non aver dovuto pagare per le produzioni, pur essendo in grado di incassare guadagni dai biglietti dei cinema e dalla vendita di serie TV completate prima dello sciopero, ora anche i loro profitti stanno iniziando a risentirne.

La Warner Bros. Discovery, proprietaria della CNN, ad esempio ha riferito agli investitori che, ora che lo sciopero si è esteso all’autunno, si prevede che costerà alla società fino a 500 milioni di dollari entro la fine dell’anno.

FONTE: Variety